Vi è una continua linea ininterrotta tra la fine del fascismo ed i fatti di Verona. L’Italia alla fine della seconda guerra mondiale non ebbe il coraggio di affrontare dal punto di vista giuridico il problema fascismo, mentre in Germania si celebrò, con grande risonanza mediatica, il processo di Norimberga in cui venne condannata l’ideologia ed i crimini delle alte sfere naziste. Il governo Bonomi che,nel 1944, istituiva l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo e l'Alto commissariato con compiti di istruttoria e di accusa, era basato sul presupposto di una rottura della legalità costituzionale con la marcia su Roma e il colpo di stato del 3 gennaio 1925 e dunque ne sanzionava i responsabili e coloro che avevano contribuito con atti rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista. Nell'aprile del 1945, con la soppressione dell'Alta Corte e il passaggio dei procedimenti pendenti prima a corti d'assise straordinarie e poi a sezioni speciali delle corti d'assise, si instaurò un processo di normalizzazione e di progressivo svuotamento delle scelte iniziali. Inoltre, non avendo funzionato l'epurazione della magistratura, e la sua «defascistizzazione», l'affidamento alla magistratura ordinaria dei procedimenti pendenti restò soggetta alla sua interpretazione, con il risultato dell'assoluzione della grande maggioranza degli imputati e la vanificazione delle primitive sentenze. L’amnistia del giugno 1946 e la mancata Norimberga italiana segnarono la gestazione della nuova repubblica garantendo impunità e continuità con il ventennio fascista. “Che tornino in libertà i torturatori e i collaborazionisti e i razziatori, può essere una incresciosa necessità di pacificazione che non cancella il disgusto. Il pericolo è piuttosto nell'oblio e nella continuità col passato” cosi si esprimeva Calamandrei nel 1946.
Questo oblio e il revisionismo storico hanno contribuito a spegnere la fiamma dell’antifascismo, a permettere, in spregio agli articoli della Costituzione, il persistere di gruppi di terroristi neri e di gruppi di naziskin. La violenza, l’intolleranza, il razzismo sono alla base dell’ideologia fascista e sono le cause del degrado culturale di una certa parte di giovani, che nel vuoto della nostra società, si aggrappano a quello che è meno difficile da recepire da menti deboli e ingenerosamente umane.
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