giovedì 26 febbraio 2009

Libera scelta in libero Stato

Detto con tutta sincerità, a me della vita del sen. Cossiga e della dr.ssa Binetti non interessa proprio nulla, ma evidentemente loro si preoccupano molto della mia. Interesse lodevole ma inopportuno. Inoltre data la disparità delle posizioni istituzionali ritengo la situazione decisamente squilibrata a loro vantaggio, solo la situazione è squilibrata, null’altro. Mi sento oppresso, discriminato, obbligato in nome di principi metafisici ad accettare quello che per alcuni è verità rivelata. Ora, dal mio punto di vista di uomo e medico, abituato per decenni al rispetto della scienza e delle verità non assolute, queste posizioni intransigenti e moralistiche possono solo destare sospetti e dubbi. Ritengo che, come cittadino della Repubblica Italiana, il mio cammino su questa terra, debba essere vincolato e guidato dalla Costituzione e non dallo Stato della Chiesa, non dico dallo Stato del Vaticano perché mi sembra che siamo tornati a prima delle presa di Porta Pia. Io non pretendo di imporre il mio punto di vista a nessuno, ma chiedo con la forza della ragione che nessuno cerchi di prevaricare la mia volontà. Purtroppo viviamo in un Paese, dalla democrazia debole ma autocratica, spogliata della funzione equilibratrice del Parlamento, succube di una vergognosa e tollerata ingerenza cattolica in tanti campi sia morali che economici. Chiedo soltanto di poter gestire con dignità la mia vita, di cui sono il solo responsabile, ed il modo con cui accomiatarmi da essa. Nulla di più.

martedì 24 febbraio 2009

Una storia che si ripete

L’Italia, storica meretrice, pronta a darsi al primo venuto, ha aperto le gambe a Berlusconi. E’stata terra di conquista per gli invasori stranieri, ha corrisposto di amorosi sensi le avances dei Savoia, si è lasciata conquistare dal fascino virile di Mussolini. E’stata cortigiana, amante, succube e puttana: sempre pronta a dire di sì. Ha permesso violenze, stupri e sodomie sul suo corpo inerte e passivo: non è mai stata capace di dire di no. Anche ora, pur svezzata ed irrobustita da una lotta per la libertà contro la tirannia e la barbarie nazifascista, a poco a poco si è lasciata irretire dal nostro tombeur des femmes e si è concessa senza molta resistenza. Non è stato un amore a prima vista,un battere di ciglia, un batticuore subitaneo,ma una lenta progressiva guerra di seduzione e di conquista. Ha tentato di resistere ma le sue flebili forze sono progressivamente venute meno ed ha capitolato, senza cercare di nascondere un sorriso di compiacimento. Tu mi avrai pure conquistata, ma ora io ti prendo nelle mie spire e faccio di te un mio schiavo, perché la tua sete di potere ti imprigionerà nella mia ragnatela. Sarai pure forte, ricco, potente ed onnivoro ma io sono una donna ed alla fine vincerò io.

giovedì 31 luglio 2008

L'Alberto da Giussano

Se il Bossi junior riesce a farsi bocciare per la seconda volta con una tesina, probabilmente mal fatta, sul Cattaneo, non dobbiamo meravigliarci che il Bossi senior si scateni in un colossal televisivo su Alberto da Giussano. La storia ha i suoi cultori, meglio se leghisti con le loro analisi storiografiche che interpretano in chiave celtica quello che altri studiosi hanno indagato con metodo vichiano, crociano o marxista. Federico I, il Barbarossa, è interpretato come l'oppressore che secondo la chiave leghista signifca lo stato centralista, in effetti l'imperatore è a capo di uno stato in lotta continua con il Papa che siede in Roma, mentre il nostro Bossi senior che pur sempre un ministro di questo stesso stato centralista, continua ad andare a Roma a prendere ordini, di malavoglia, ma sempre ordini sono, dal suo imperatore.
Non c'è momento storico migliore, per diventare consulenti di un film epico di questo, in cui la gente comune non arriva alla fine del mese, la bolletta energetica svuota i portafogli, i mutui rincarano ad ogni rata, l'Alitalia è in attesa della divina provvidenza che tarda ad arrivare, nonostante l'unto dal Signore faccia finta di stracciarsi il doppiopetto di sartoria, si cosparga i rari capelli di cenere e sacrifichi il primogenito. Dopo le impronte digitali ai rom, l'esercito nelle strade, gli assegni sociali annullati, gli extra-comunitari perseguitati come delinquenti, avevamo proprio bisogno di un bel romanzo storico sul Carroccio e la Battaglia di Legnano: ci siamo sempre lamentati che la cultura è sacrificata, ora che la tv ci educa e ci indica la strada maestra, non ho più paura del futuro. Lo spadone di Alberto, innalzato con virile baldanza, e Bossi ne sa qualche cosa, sarà il nostro parafulmine e porta fortuna, non vorrei solo che si trasformasse nell'ombrello di Altan.