giovedì 20 marzo 2008

Libertà di scelta



Un momento di sofferenza, di difficoltà,di buio.
Una decisione spesso presa da sola.
Un bisogno di intimità, di silenzio, di privacy.
Una visita presso il consultorio.
Un colloquio con gli esperti per motivare la decisione.
Una richiesta del relativo certificato.
Una ricerca dell’ospedale pubblico autorizzato ad effettuare l’aborto.
Una attesa snervante di diverse settimane.
Una struttura ospedaliera brulicante di persone.
Questa è la Legge 194.
Legge che obbliga la donna a rivolgersi solo a strutture pubbliche.
Perché una persona adulta deve giustificare ad uno sconosciuto una scelta così personale, intima, delicata come se fosse sotto tutela?
Perché deve subire questa trafila burocratica ?
Perché si deve affidare ad un medico non di sua fiducia?
Perché deve aspettare tutto quel tempo, sentire crescere l’embrione, vivere in ansia?
La Corte Costituzionale in una memorabile sentenza decise “ la non equivalenza tra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare”.
Credo che sia venuto il momento di ripensare alla Legge 194 in termini di maggiore rispetto della donna, di possibilità di scelta tra struttura pubblica e privata, e non certo nei termini voluti da quella parte così caritatevole e amante della vita che ha scomunicato in Nicaragua i medici che praticarono l’aborto ad una bambina di nove anni rimasta incinta dopo uno stupro.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ogni volta che sento legge 194 sento sempre puzza di Vaticano. Con la scusa del diritto del feto si dimentica del diritto della donna di poter scegliere.