Ho letto con interesse una inchiesta di Repubblica sul Bel Paese, in cui sono stati analizzati i fattori di unione e di separazione del popolo italiano. Una delle caratteristiche peculiari dell’italiano è l’ambiguità di fronte alle regole: quello che vale per gli altri può non valere per me. Perché questo scarso senso civico, questo individualismo esasperato, questo non volere fare squadra? Certo la nostra storia divisa tra Comuni, Signorie e Staterelli vari ha contribuito non poco a disunire più che a riunire, come pure il perdurare dei dialetti, per quanto depositari di culture locali, usati più della lingua di Dante. Vorrei sottolineare anche un aspetto particolare della religione cattolica, che teoricamente coinvolge il 95% della popolazione, ma in realtà è praticata solo dal 25%. Mi riferisco a quella meravigliosa tecnica psicanalitica della confessione, del pentimento e della assoluzione dei propri peccati, che nella maggior parte dei casi vengono allegramente reiterati subito dopo ( per non parlare dei mafiosi tutti devotissimi, ma poco inclini al pentimento). Questa valvola di sicurezza ha predisposto l’animo italiano alla mancata assunzione di responsabilità individuale a differenza del cristiano protestante, che risponde direttamente a Dio. Ciò ha dato un enorme potere di influenza discrezionale alla Chiesa cattolica, che , in carenza di una classe politica efficiente ed indipendente, si permette di dettare regole ed imporre i propri uomini, uomini che magari hanno due o più famiglie, ma devoti ed ubbidienti sono.
In Italia non ci sono mai stati momenti storici illuministici che abbiano permesso di distinguere i poteri civili da quelli religiosi: il Papa qui si permette di fare cose che in altri paesi cattolici non sarebbero tollerate.
In Italia non ci sono mai stati momenti storici illuministici che abbiano permesso di distinguere i poteri civili da quelli religiosi: il Papa qui si permette di fare cose che in altri paesi cattolici non sarebbero tollerate.
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