domenica 27 aprile 2008

L'indifferenza

Un uomo, lavorando, cade da un terrazzo, e si schianta al suolo. Povero ammasso di ossa spezzate e di sangue. Diventa un ostacolo al cammino dei pedoni, che vanno di fretta e non accettano ostacoli. Lo scrutano, lo scavalcano. Povera umanità di individui impazziti, che corrono qua e là senza una meta od uno scopo. Loro pensano di averlo ed è per questo che si affannano, si agitano, brigano, intrallazzano, talvolta si uccidono. Una moltitudine di esserini, che , visti dall'alto, sono solo delle formichine, che, sempre più stipate e senza spazio vitale, stanno viaggiando nello spazio e nel tempo su questa palla che, a velocità supersonica, si proietta nel vuoto e nel buio dell'universo. Mi sento estraneo a queste persone che incontro per strada, osservo in metropolitana. Il mio lavoro mi ha costretto a vedere da vicino la morte di molti esseri umani, morte alla quale non mi sono mai abituato. Assisto da sempre con stupore ed umiltà a quel momento magico, indecifrabile, che mi lascia attonito e sgomento del passaggio dalla vita alla morte. Provo la stessa commozione di quando ho assistito per la prima volta alla nascita di un bambino, la nascita e la morte sono i due passaggi fondamentali della nostra vita, ineludibili e solenni. Quel momento segna il passaggio, in un attimo, di un corpo caldo, che respira, parla, pensa ad un involucro di carne ed ossa, inerte, immobile, freddo. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto muore qualcuno sulla terra, molti per malattie, molti anche solo di fame e di sete. Qualcuno ipotizza di allungare la vita di quelli che già vivono molto, forse sarebbe più civile e caritatevole occuparsi finalmente di chi non arriva a due anni.

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